L’Ebreo Errante o l’arte di stare zitti
Oscar Bellina Lishner
Tel Aviv, on the 26 of Adar I, year 5784
L’Ebreo Errante o l’arte di stare zitti
1.INTROIBO
Giorni fa, avevo l’idea di tornare a cucinare semi professionalmente,
dopo avere creato un tipo di carne al forno come giocando insieme
ai miei figli.
Mi è venuta l’idea di contattare alla mia vecchia agente, ai tempi dei
programmi di cucina che fece per una catena di tv negli USA.
Cercando sulle reti sociali riesco a trovare il suo profilo,
ma per la mia sorpresa, non era più attiva dal 2022, da quando
l’inizio della guerra fra Russia ed Ucraina, e dicco questo perché la
sua ultima “comparsa”, fu: “Supporto la causa Ucraina, e voglio la
morte per i Nazi Fascisti Russi”.
Senza entrare in merito a posizioni personali d’indole politica, del
giusto ed ingiusto, fermo restando, “che tutte le guerre sono senza
esserlo sicuramente il fallimento nella creazione perfetta da parte
del Signore (L’Uomo)” L’uomo si dimostra un perfetto imbecille, e
lascia il creatore, come a un padre pieno di vergogna.
Tornando alla mia agente, sento rispetto, ma non ostante il panico,
la sensibile tragedia umana che ci attacca a tutti e di più ad Ucraini
e Russi per uguale, non si può esprimere un pensiero finale e sparire,
per poco tempo o per sempre, speriamo bene per lei!
“Mio nonno ben diceva che si non si può parlare bene del morto
durante il suo funerale, e meglio di stare zitti!”
2. Intoppo
Mi ricorda alla mia ammirazione nei tempi della università per il genio:
Giovanni Papini. Ricordo il grande fastidio che mi era creato alla
fine del suo grande libro: La Storia di Cristo (Libro tra l'altro
fluorescente, lucido, terribilmente filosofico nella sua anti-filosofia)
Quando arriva alla fine il capitolo: L Ebreo Errante,
accusando direttamente agli ebrei non solo della morte dell’ebreo
Gesù, ma anche della nascita del cristianesimo,
la fine dell’Impero romano, il buio dell’età media, l’inquisizione,
le guerre mondiali, la nascita e caduta del fascismo, la
devalutazione della lira, i bombardamenti e la distruzione della
Italia, e mancava poco, in un senso futurista, includere la tragedia
del Vajont,
il terremoto d’Irpinia, la tragedia dell’aereo a Ustica,
gli attentati (come finanziatori) delle Brigate Rosse,
Tangentopoli e non voglio continuare.
Grande Papini, ma meglio mio Nonno!
P.S. Per rispetto al maestro Papini, e per onorare la sua lucidità
prima di morire, aggiungo uno dei suoi ultimi commenti sulla razza:
<Il Razzismo non è che una camuffatura – col cenciume di scienza
sbagliata e di storia falsificata – della eterna superbia germanica.>
Giovanni Papini (1881-1956)